mercoledì 23 marzo 2022

 



UNA CHIESA CHE TORNA A CASA

1.       La casa è il luogo in cui è più facile abbracciarsi. La casa custodisce il numero dei nostri abbracci e ce li restituisce in aria respirabile, in leg­gerezza, in salute

2.      Se ci pensiamo bene… i gesti dell’eucaristia sono gesti che profumano di casa: ritrovarsi insieme, accoglienza, perdono, ascolto, parola condivisa, pane condiviso, celebrazione del grazie: pensiamo a quante volte in casa nostra ci diciamo “grazie”: eucaristia è dire grazie e fare grazia. Casa che non rimane chiusa in se stessa: casa ospitale. Casa dal tetto scoperchiato, verso l’alto, verso l’altro.

3.      Il Vangelo, non può restare alle periferie della nostra esistenza, non può restare fuori; vuole entrare dentro. Gesù è l’amante e che vuole entrare nella casa dell’amata: “Ecco sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce mi apre la porta, io verrò da lui cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20).

4.      Per riscoprire la sua natura più autentica e per ritrovare la sua missione, la chiesa deve in qualche modo ritornare a casa; la chiesa in questo momento ho bisogno di tornare a casa proprio per ritrovare se stessa per ritrovare il modo efficace di diffondere l’amore e di costruire quelle relazioni che tessono la comunione… e non semplicemente di moltiplicare iniziative e di creare organizzazione.

5.      La casa è anche il luogo in cui le persone vivono il prendersi cura: significa che la comunità cristiana intesa come “casa comune”  ha bisogno di “abitanti”, di persone che la amino e la vogliano mantenere bella e vivibile, consegnandola  alle generazioni future. È necessaria una conversione: dai molti servizi di Marta… al prendersi cura di Maria.

mp

giovedì 17 marzo 2022

 


UNA ZAPPA, UNA SCURE E UN PO’ DI FRUMENTO

Come ci testimonia la vita di Antonio del Deserto che visse in  Egitto dal 251 al 356, e che noi conosciamo come sant’Antonio abate, la vita del monaco che ha fatto la scelta del deserto come luogo dell’incontro con se stesso, con Dio e con il Demonio… non è fatta soltanto di solitudine, di silenzio, di preghiera e di lotta con i demoni. È fatta anche di lavoro. Non tutti sanno, forse, che la birra, benedetta birra, è proprio una invenzione dell’ora et labora dei monaci.

Ad esempio, i monaci benedettini di Norcia producono dell’ottima birra.  Sono 30.00 le bottiglie di ottima birra che ogni mese vengono prodotte e in buona parte esportate negli Stati Uniti.

Il monaco santo ha anche i calli alle mani… perché usa la zappa per dissodare il terreno e poi seminarlo. Ma anche la scure per togliere i rovi. E poi il monaco conosce i tempi della semina e del raccolto. Non si fa mantenere. Coltiva un orto. Non usa il diserbante e alle bestie selvatiche che gli danneggiano l’orto… lui parla così: «Perché mi fate del male mentre io non ve ne faccio? Andatevene e nel nome del Signore non avvicinatevi mai più a questo posto».

Vi invito a leggere questo racconto che si trova nella vita di Sant’Antonio Abate scritta da sant’Atanasio.

[Antonio si ritirò nel deserto interiore]. Poi, quando i fratelli vennero a conoscenza del luogo, come figli che si ricordano del padre, provvidero a mandargli dei viveri; 5. ma Antonio, vedendo che alcuni dovevano affrontare fatiche e disagi per procurargli il pane, volle risparmiare anche questa fatica ai monaci. Rifletté e chiese ad alcuni di quelli che venivano a trovarlo di portargli una zappa, una scure e un po’ di frumento. 6. Quando gli portarono queste cose, esplorò i dintorni della montagna e, trovato un piccolo campo adatto alla coltivazione, cominciò a lavorarlo e, dato che il fiume gli forniva acqua in abbondanza per irrigarlo, cominciò a seminare.

Così fece ogni anno e in questo modo si procurò il pane, ben contento di non infastidire nessuno e di non essere di peso agli altri in nulla. 7. In seguito, vedendo che altri ancora venivano da lui, si mise a coltivare anche alcuni ortaggi perché chi veniva a trovarlo ricevesse qualche conforto dopo la fatica di quel difficile cammino. 8. All’inizio le bestie del deserto, che venivano per l’acqua, danneggiavano spesso le sue sementi e le sue colture, 9. ma Antonio prese dolcemente una di queste bestie e a tutte disse: «Perché mi fate del male mentre io non ve ne faccio? Andatevene e nel nome del Signore non avvicinatevi mai più a questo posto». E da quel momento, come spaventate dal suo ordine, non si avvicinarono più.

(Vita di Antonio di Atanasio di Alessandria)

In settembre riprendono gli incontri con la Parola della domenica.

In settembre,  al Monastero della santa Croce a Campese,  riprendono gli incontri con la Parola della domenica  “Un tempo per sostare, un te...