Alla sinistra del fonte battesimale del 1774, appese al muro e retroilluminate, si trovano le vetrate istoriate - eseguite dal 1943 al 1946 - rappresentanti la storia del monastero. Ornavano le finestre della chiesa prima del restauro (terminato nel 1999). Autori: Guido e Gianni Zuccaro. Ditta Veder Art - Milano.
1. La storia dell’insediamento benedettino di Campese affonda le sue radici nel medioevo. Fu il carismatico abate Ponzio di Cluny (successore di Ugo, l’iniziatore della riforma cluniacense) che, di ritorno dalla Terra Santa e destituito del suo incarico nell’abbazia francese, giunse nei pressi di Bassano nella primavera del 1124 e qui costruì un piccolo eremo dove fare vita comune con i suoi monaci; accanto a questo gettò anche le fondamenta di una chiesa, che volle intitolare alla Santa Croce e alla Madre di Dio. Nel settore più in alto si fa riferimento al ponte che l'abate Ponzio fece costruire sulla Brenta.
2. Il vescovo di Padova Bellino (fine secolo XII) e i signori del luogo donano quanto possiedono in Campese. Bellino si dedicò totalmente all'attuazione in diocesi della riforma gregoriana con la quale si tentò di ripristinare la moralità del clero e di sottrarre il governo della Chiesa a ogni autorità civile. Si adoperò pertanto a recuperare i beni che chiese e monasteri avevano perduto durante la lotta tra chiesa e potere imperiale, a confermarne giuridicamente il possesso e, ove fosse possibile, ad aggiungerne degli altri; ben distinguendo, però, tra dipendenza feudale e dipendenza ecclesiastica, procurò che venissero in possesso diretto del vescovo le chiese cui era annessa la cura d'anime.
3. Alcuni signori della zona nel corso dei primi due anni dalla fondazione fanno a gara per dotare di terreni il nuovo monastero. Fra questi compaiono con una certa frequenza Alberico e i suoi fratelli “germani” Tiso Brenta ed Ezzelo da Romano. Gli Ezzelini partecipano alla costruzione del Monastero e in esso – tranne il primo e ultimo – hanno le loro tombe, forse proprio nella galleria est del chiostro, davanti alla porta che dava accesso al coro della chiesa (oggi la porta è coperta da un'opera lignea di un artista locale: Toni Venzo)
4. Il vescovo di Padova Monsignor Carlo Agostini (1888-1952) e l’Arciprete don L. Crivellaro con il popolo iniziano il restauro del vecchio Monastero dandogli nuova vita; un fiume di angeli esce dalla porta della chiesa, segno della vitalità spirituale della comunità locale.
Don Luigi Crivellaro è stato arciprete di Campese dal 1937 al 1973: con la Soprintendenza ai monumenti di Venezia portò la chiesa all'aspetto attuale.
5. I Monaci e il popolo di Campese traggono sostentamento dalla cura delle terre e in particolare della coltivazione del tabacco che ha il suo inizio nell’Orto dei Semplici. Da notare il muro che delimitava il brolo. Implicito il richiamo alla regola benedettina dell’”ora et labora”. In basso a destra, la salamandra: nella simbologia araldica simboleggia la costanza, la resistenza al male e ai nemici, perché si riteneva che potesse resistere in mezzo alle fiamme. Da notare anche la presenza del teschio: simbolo di umiltà. La morte e la vita eterna erano temi abituali della meditazione dei monaci.
6. Stemma del Monastero con pastorale e mitria affiancati dalle lettere S<an> B<enedetto> e sormontati dal cappello abbaziale.
7. Stemma di Pio XII
8. Stemma del Vescovo di Padova Carlo Agostini
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