Nel logo dell’Associazione c’è un albero. L’albero non è centrato, si sporge, viene a cercare. Si lascia spostare dal vento. I rami hanno una postura aperta e accogliente: sono morbidi, elastici. La chioma è piena. Da lì qualcosa si sporge, esce, cerca. C’è un’inquietudine che anima e vivifica la vita, sicuramente che chiama a mettersi in moto.
Appena sotto, ecco una strada, anche questa curva. Poteva essere dritta, invece anch’essa devia, si adatta e include. Sembra l’ombra terrena proiettata dall’albero: è la Via, luogo della partenza e anche del ritrovo. Inquietudine e strada si raggiungono. Si dice, in Luca 19,1-10, che questa occasione “doveva passare di là”, un’urgenza sottolineata con forza e infatti, siccome “doveva”, così accade. E lungo questa via ciò che avviene è talmente importante che per un certo tempo il procedere del cammino rallenta, e diventa sosta, poiché gli vanno dedicati tutta l’attenzione e lo spazio che merita. Infatti, ecco un’altra urgenza che risuona con chiarezza in Luca: “Oggi, devo fermarmi a casa tua.”
La casa è lì, in lontananza. È il luogo dell’origine e quello del rientro. Luogo abitato e visitato. Luogo sanato. Una strada, una sosta, una casa. La ricerca e il cammino, l’inquietudine e il sollievo, il desiderio e la festa per aver trovato. Il tutto in una costante reciprocità, sempre. Ogni movimento è in uscita e in entrata.
Nel logo dell’Associazione ci sono un uomo e Dio, entrambi sono in urgente ricerca di un incontro, entrambi desiderosi di sostare, abitare. Entrambi si riconoscono talmente ricolmi dall’abbondanza di quell’incontro da doverlo mettere in circolo dentro e fuori di sé. Così diventa di nuovo urgente ripartire, condividere, visitare, donare e camminare ancora.
Nel logo c'è una strada che non si esaurisce, una casa la cui porta è sempre aperta, un incontro che accompagna sempre, in un perfetto circuito di amore che cerca, accoglie, risponde, si moltiplica e riparte.
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