San Simeone, eremita e pellegrino armeno
Memoria della sua morte 26 luglio 1016
Nel monastero della Santa Croce di Campese è raffigurato nella cosiddetta pala dei fondatori e in un tondo, a fresco nella fascia decorativa del 1495, lato est.
Vita di san Simeone
Simeone, eremita e pellegrino armeno, giunse a Polirone [abbazia
di San Benedetto Po] sul finire della sua vita, probabilmente tra il 1012 e il
1014, a pochi anni dalla fondazione del monastero, avvenuta per opera di
Tedaldo di Canossa nel 1007. Di ritorno dal pellegrinaggio che dall'Armenia lo
aveva portato sui luoghi più santi della cristianità, prima a Gerusalemme, poi
a Roma, quindi a Santiago di Compostela e a Tours, Simeone fu accolto dai
monaci in una piccola cella appena fuori del perimetro del cenobio. La "Vita",
scritta pochi anni dopo la morte avvenuta il 26 luglio 1016, riporta alcuni
tratti significativi del santo: la fede e la ricerca di Dio, l'umiltà e lo
spirito di servizio, le guarigioni miracolose a favore della povera gente, la
saggezza e il consiglio. Tali caratteristiche lo fecero apprezzare anche dal
potente Bonifacio di Canossa, che, alla morte, presentò a papa Benedetto VIII
la richiesta di canonizzazione dell'umile pellegrino. Nella ricostruzione della
vicenda terrena del santo, esemplare è l'episodio del cervo, che per questo è
parte essenziale della sua iconografia ed è inserito anche nel logo del
monastero. Nel periodo di vita eremitica, a causa di una forte nevicata,
Simeone con pochi compagni stava morendo di fame, quando davanti alla capanna
apparve un bellissimo cervo. Tutti furono turbati, non sapendo se riconoscere
nell'animale un dono di Dio o una tentazione del diavolo. Fu il santo ad
interpretare la presenza del cervo come dono provvidenziale di Dio e a
convincere i compagni a cibarsene. Ma l'aneddoto, sulla traccia del salmo 41:
"Come la cerva anela ai corsi delle acque, così la mia anima anela a te, o
Dio", ben si adatta ad illuminare anche la spiritualità del pellegrino.
Innalzando agli altari Simeone, il papa accordò a Bonifacio il permesso di
edificare una chiesa sulla tomba del santo, che cominciò a richiamare fedeli,
favorendone il culto e dando lustro al monastero. Il corpo di Simeone,
ricomposto da padre Agostino Gemelli e rivestito dell'abito benedettino donato
dall'abbazia francese di Solesmes , è ancora oggi custodito in basilica nella
prima cappella di sinistra. Nel 2016, a distanza di mille anni dalla morte, la
parrocchia ha celebrato l'evento con varie iniziative.
(AA.VV., Un tesoro di affreschi sulla via del Brennero,
2015).
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