lunedì 6 giugno 2022

 


Ficus sycomorus

Testo: da internet

Il sicomoro (Ficus sycomorus L., 1753) è una specie arborea, diffusa in Africa e Medio Oriente, della famiglia delle Moracee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Hamamelidae, Ordine Urticales, Famiglia Moraceae e quindi al Genere Ficus ed alla Specie F. sycomorus.

Etimologia –
Il termine Ficus proviene dal nome del latino classico del fico, genere già noto allora e di probabile derivazione dall’ebraico. L’epiteto specifico sycomorus proviene dall’unione dei termini greci σ
κη sýce, fico (pianta) e μόρεα mórea, gelso.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Ficus sycomorus è una specie arborea che cresce spontanea nel sud della penisola Arabica, in alcune regioni dell’Africa, dal Senegal al Sudafrica ed in alcuni areali del Madagascar. Viene coltivato da epoche remote in Egitto, Israele e Siria. L’areale di distribuzione del sicomoro ci dà lo spunto per una interessante riflessione: sono molte le specie che hanno una distribuzione geografica divisa in due settori, una a nord del Sahara, e l’altra a sud. I due areali sono derivati, quasi sicuramente, da un’unica zona originaria; un tempo l’areale era omogeneo (e non era un deserto), e la popolazione del sicomoro costituiva un tutto unico, che si estendeva dall’Africa subequatoriale alle sponde del Mediterraneo. L’attuale areale (disgiunto) deriva dall’antico ma inarrestabile processo di desertificazione che coinvolge il Nordafrica, e che, in questo caso, ha spezzato la continuità di diffusione di questa specie.

Descrizione –
Il Ficus sycomorus è un albero di grandi dimensioni che può crescere fino 20 metri di altezza e con un diametro di 6 metri di larghezza; è caratterizzato da una chioma ampia e tondeggiante e con una corteccia che va dal verde-giallo all’arancione. Le foglie sono ovali con apice arrotondato, di dimensioni medie di 14 cm di lunghezza per 10 cm di larghezza disposte a spirale intorno ai rami. Il frutto è un siconio con all’interno racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi; attraverso una piccola apertura apicale, detta ostiolo, avviene l’entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti, che si sviluppano all’interno dell’infiorescenza, sono dei piccoli acheni.



Coltivazione –
Il sicomoro è una pianta che non sopporta gli inverni troppo rigidi, durante i quali può perdere i rami più giovani; teme anche le gelate e le brinate improvvise primaverili: vegeta al meglio nella zona mediterranea e non dovrebbe mai superare i 600 m d’altitudine. Ama sempre le esposizioni soleggiate, anche al Sud. È una pianta che cresce su qualsiasi tipo di terreno (purché non bagnato e con ristagni) e può crescere su scarpate e terrapieni, perché non è esigente per quantità di sostanze nutritive. Preferisce comunque terreni calcarei, sciolti, anche sabbiosi, permeabile, sassosi ed aridi.
Il sicomoro, a differenza delle diverse specie di Ficus, che hanno in genere un rapporto strettamente specie-specifico con i loro impollinatori, che sono tutti imenotteri della famiglia Agaonidae, rappresenta una eccezione, in quanto può essere impollinato da due differenti agaonidi: Ceratosolen arabicus e Ceratosolen galili.



Usi e Tradizioni –
Il legno di sicomoro è tenero, poroso e molto resistente, per queste sue doti era utilizzato dagli antichi egizi per realizzare sarcofagi come quelli ritrovati in tombe risalenti ad oltre 3.000 anni fa. C’è anche chi dice che sia un antidoto contro il morso dei serpenti, ma questo è più che altro un modo per incentivare la vendita, da parte dei venditori del suk di Khartoum, che di fatto tendono a truffare l’ignaro acquirente.
Gli Egizi consideravano il sicomoro un albero sacro dedicato ad Hathor, una divinità antichissima della mitologia egiziana, dea dell’amore e della gioia che al tramonto mangiava il sole (Horus identificato come dio-sole) per restituirgli la vita poche ore dopo, all’alba. La dea Hathor era considerata “Signora del sicomoro del sud” e come tale veniva solennemente venerata a Dendera dove aveva sede un importante tempio a lei dedicato con una storia di misteri archeologici ancora tutta da decifrare.
Nel Libro di Amos (Regno di Giuda attorno al 775-750 a.C.), il profeta omonimo asserisce di essere stato, prima di dedicarsi alla missione profetica, “un pastore e raccoglitore di sicomori”; il che testimonia che in quell’epoca l’albero era già presente in Palestina e utilizzato dall’uomo.
Nelle Sacre scritture si parla di un sicomoro quando in occasione dell’arrivo di Gesù a Gerico un ricco possidente del luogo di nome Zaccheo, essendo di bassa statura si arrampicò su una pianta di sicomoro per vedere Gesù al suo passaggio. Dal Vangelo di Luca (Lc 19, 1-10) si legge “… Allora corse avanti e, per poterlo vedere, si arrampicò sopra un sicomoro, perché Gesù doveva passare di là. Gesù, arrivando a quel punto, alzò gli occhi e gli disse: “Zaccheo, scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua …”
Inoltre, secondo una leggenda riferita al Nuovo Testamento, Giuda Iscariota si impiccò a un albero di sicomoro.
Da una lettera di Orazio Antinori al fratello Raffaele, da Lét (Lit) Merefià, nel 1879, si legge: “… Né manca alla decorazione, fuori, sulla sinistra del nostro recinto, un gigantesco sicomoro di 10 metri di circonferenza, 40 d’altezza, il quale colla sua verdura difende dal sole nelle ore calde, e coi suoi rami tronchi, elevati, brulli di foglie per antico tempo, fornisce un prezioso materiale alle mie collezioni, negli uccelli, specialmente rapaci, che in que’ tronconi vanno a posarsi. …”.

Modalità di Preparazione –
Come per il fico, anche i frutti del sicomoro possono essere mangiati freschi, cotti, oppure fatti seccare per conservarli. Da questo frutto si può ricavare una bevanda alcolica, come si usava in antico Egitto; oggi però, in molte zone di origine, per via della legge coranica, questa bevanda non viene più prodotta.
Il sicomoro è anche una pianta medicinale: in questo caso si usa soprattutto il latice, indicato ad esempio per la scrofolosi, e per uso interno contro i vermi, la dissenteria ed alcune malattie respiratorie.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005.
An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.


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