martedì 27 giugno 2023

Parole pie e arrugginite

 


Parole pie e arrugginite

Forse è giunto il tempo di abbandonare molte di quelle parole pie che abbiamo continuamente sulle nostre bocche e sui nostri stendardi. Queste parole, a causa di un uso continuo, spesso troppo superficiale, si sono consumate, usurate, hanno perso il loro significato e il loro peso, si sono svuotate, diventando leggere e facili. Altre invece sono sovraccariche, rigide e arrugginite; sono diventate troppo pesanti per riuscire a esprimere il messaggio del Vangelo, la buona novella. Alcune parole pie oggi suonano come tamburi scoppiati, non sono più in grado di cantare la gloria di Dio - «non sanno danzare», così come si aspettava Nietzsche da un Dio in cui avrebbe potuto credere. Nietzsche, che discendeva da una stirpe di pastori protestanti, aveva implacabilmente diagnosticato nei nostri sermoni la presenza di una «pesantezza dello spirito», e soprattutto della «moralina», il veleno della moralizzazione burbera e inacidita. Questa pseudo-serietà, superba e tetra - indice di una mancanza di umorismo e di spontaneità, di scarsa libertà interiore - mi ha sempre ricordato Michol, la figlia di Saul, che quando re David si era messo a ballare davanti all'arca lo aveva disprezzato, del resto questo tipo di devozione viene punita, come nel suo caso, con la sterilità.

Tomas Halik, Pazienza con Dio, Vita e Pensiero, 2020, p. 23.

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